Riporto il testo qui di una lettera inviata al La Nuova del Sud in seguito alla riunione sul Radar tenutasi a Picerno il 21 Luglio 2020. La lettera e’ stata pubblicata, ma monca e con un titolo, che non avrei mai proposto. Per cui ripropongo qui la lettera per intero.
Gentile Direttore,
Ho partecipato alla riunione pubblica sul radar su Monte Li Foj, tenutasi a Picerno il giorno 21 Luglio, a cui hanno partecipato varie illustre personalità ed esperti tra cui il Presidente della Protezione Civile, Borrelli. Il tema del dibattito riguardava l’installazione di un radar per la raccolta di dati metereologici su Monte Li Foj nel Comune di Picerno. E’ questa un’annosa questione che si è protratta per lungo tempo e che ha preoccupato e preoccupa l’intera comunità picernese.
Ho apprezzato moltissimo l’evento che il Sindaco di Picerno, Giovanni Lettieri, ha organizzato, anche spronato da un agguerrito Comitato No Radar. Ho apprezzato la presenza del Presidente della Protezione Civile, che ha trovato il tempo per venire nel nostro piccolo comune. Ed ho apprezzato le relazioni tecniche intente a spiegare l’intero progetto ed il punto di vista dei proponenti.
Essendo un esperto dell’Internet delle Cose e lavorando molto nella parte che riguarda gli aspetti di raccolta e comunicazione dei dati, capisco perfettamente la necessità di completare una rete di radar sul territorio nazionale per poter raccogliere dati per fare analisi sulle condizioni metereologiche e per fare gestione predittiva di eventi che potrebbero ledere la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini. Conoscendo le linee guide del ICINRP sulle onde elettromagnetiche, ho apprezzato la presentazione sulla compatibilità elettromagnetica del radar proposto.
Come ha specificato il Presidente Borrelli, questo è un lavoro che ha una valenza nazionale, importante per la sicurezza dell’intero territorio nazionale. Ed io capisco questa valenza. E capisco anche quando l’Assessore Regionale all’Ambiente Gianni Rosa, seppure la sua posizione sul radar si è rivelata ondivaga nel tempo, passando da una strenua opposizione ad esso ad un quasi amore per esso, dice che questo radar è un servizio per lo Stato e noi dobbiamo credere nello Stato. Ed io credo nello Stato e credo nella responsabilità civile del cittadino verso lo Stato.
Detto tutto ciò, però un punto va discusso. Monte Li Foj è per i picernesi non solo uno splendido scenario montano, ma è identità. Ci sono picernesi che vivono sulla montagna in un atto simbiotico con essa, un pò come i personaggi de Le Otto Montange di Paolo Cognetti. Per noi picernesi, che viviamo giù al paese e nelle campagne, la sera è come se andassimo tutti a dormire su Monte Li Foj. Ci facciamo proteggere da Monte Li Foj. Mio nonno, pastore tra quei boschi antichi, lo guardava come il nostro nume tutelare. A noi, quindi, si chiede un sacrificio del nostro nume tutelare. Ed io, come ho già detto sopra, sono disposto al sacrificio per il bene dello Stato tutto e dei sui cittadini, da Domodossola a Lampedusa. Però, quando il Comune di Picerno chiede una delocalizzazione del sito radar dall’area scelta, in pieno bosco quasi vergine, ad un sito vicino già adibito a centro di comunicazione con antenne televisive e stazioni radiobasi cellulari di proprietà di Telecom Italia Mobile, la Protezione Civile, certo, si presta ad interloquire con l’operatoe mobile italiano, ma l’operatore mobile italiano sostazialmente si tira fuori dalla questione. Il centro di comunicazione a cui faccio riferimento è centrato intorno ad una torre costruita nel 1969, in un area di Monte Li Foj che domina da un lato la zona industriale di Tito e dall’altro lato la parte restante di Basilicata Occidentale fino a Pescopagano, per cui perfetta agli obiettivi del radar, ma che, allo stato attuale, non potrebbe sorreggere il radar, principalmente per motivi strutturali. Per cui, sarebbe necessario un adeguamento del sito per poter accomodare il radar. Ma, Telecom Italia Mobile non ha l’interesse per farlo. E, come è stato marcato più volte durante la riunione, neppure si può pensare di espropriare il sito, anche perchè Telecom Italia Mobile trae dei profitti da quel sito, accomodando stazioni radio base di altri operatori cellulari ed antenne radio-televisive di vari altri operatori di comunicazione.
Il messaggio che emerge da tale posizione e ragionamento è che il cittadino picernese può sacrificare il suo nume tutelare per il beneficio dello Stato. Telecom Italia Mobile, una grande azienda delle telecomunicazioni italiane, non può sacrificarsi per il bene dello Stato. Viene fuori quella visione del cittadino inerme di fronte ai poteri economici. Viene fuori quella visione di una politica che non sa prendere la decisione più appropriata per non ledere gli interessi dei grandi poteri economici, ma può ledere quelli di un piccolo paese la cui influenza decisionale è limitata. Viene fuori il messaggio perfetto che alimenta i teorici del tutto e del nulla e che, oggi, spesso portano il dibattito su questioni importanti lontano dalla logica ed a ridosso del paradosso.
Eppure proporre a Telecom Italia Mobile un ammodernamento del centro di comunicazione, rendendolo idoneo ad ospitare il radar, potrebbe essere anche una processo di ottimizazione di rete e, conseguentemente, anche un incentivo ai profitti che Telecom Italia Mobile riceve dal sito. E quindi si chiede a Telecom Italia Mobile un investimento da cui trarre beneficio e non solo economico, perche’ l’operatore mobile trarebbe anche un beneficio d’immagine. Finalmente, Telecom Italia Mobile svolgerebbe il suo ruolo di grande azienda italiana, che, ponendosi al di sopra della semplice logica del profitto, contribuisce al benessere del paese ospitando sul suo sito una parte essenziale di una rete di radar per la sicurezza del paese. Non sto chiedendo un sacrificio alla fine, sto chiedendo la responsabilità civile di una grande azienda italiana.
Non sto chiedendo l’impossibile. Sto chiedendo la piena inclusione di tutte le parti in un lavoro d’importanza nazionale. Sto chiedendo un nuovo tavolo tecnico dove Telecom Italia Mobile partecipi affinchè il radar possa essere localizzato in un moderno centro di comunicazione. Io, come cittadino e non posso parlare per tutti i picernesi, sono disposto al mio atto di responsabilità civile. Telecom Italia Mobile dovrebbe fare lo stesso. Sarebbe un bel messaggio da dare a tutti, il messaggio di un paese coeso che inclusivamente, dalla grande azienda al cittadino, lavora per la sua sicurezza in una visione sostenibile del proprio futuro.
Cordiali saluti,
Saverio Romeo